Colombari e Sepolcri
I due sepolcri sorgono in un’area attraversata in antico dalla via Latina e dalla via Labicana, un territorio a destinazione agricola caratterizzato dalla presenza delle imponenti arcate dell’Aqua Claudia.
Lungo entrambi i lati della via Prenestina, come avveniva per i principali assi viari in età romana, esistevano vaste aree sepolcrali formate in gran parte da colombari, costruzioni funerarie destinate al ceto umile dove in apposite nicchie si deponevano i vasi (olle) con le ceneri del defunto
All’interno di Villa Borghese, nell’area verde della Pineta, in corrispondenza di via Pinciana si incontrano i resti di un colombario a pianta quadrata in opera laterizia (m. 5,95 x m. 5,40).
Il colombario, posto su una traversa dell’antica via Latina, fu scoperto nel 1831 dal marchese Pietro Campana.
A sinistra di via della Caffarella, in una stradina discende verso un antico mulino intorno, è possibile vedere il monumento romano conosciuto anche come “tempio del dio Redicolo”.
All'angolo tra via Statilia e via di Santa Croce in Gerusalemme, furono rinvenuti nel 1916 alcuni sepolcri Repubblicani, risalenti al 100 a.C. circa e interrati nel secolo successivo.
Il sepolcro a tempio, a pianta quasi quadrata, cd. Torraccio della Cecchina prende il nome dall’omonima famiglia che era proprietaria nel Rinascimento del fondo in cui si trovava.
L’area archeologica del sepolcro degli Scipioni si trova lungo il tratto urbano della via Appia Antica, all’interno delle Mura Aureliane, prima della Porta S. Sebastiano.
Il cosiddetto sepolcro dei Veienti sorge lungo la strada che, staccandosi dalla Cassia all’altezza della Tomba di Nerone, si dirigeva a Veio.
Il sepolcro di Elio Callistio (popolarmente noto come Sedia del Diavolo) è un monumento databile alla prima metà del II secolo d.C. e situato nell’omonima piazza del quartiere Africano, a poche centinaia di metri da via Nomentana.
Edificio sepolcrale costruito tra il II e il III secolo d.C. in opera laterizia con l'uso di mattoni rossi e gialli e riproducente nella forma esteriore alcuni tipi di abitazioni.
La struttura è visibile a ridosso di Porta Maggiore, costituita da un basamento in tufo dell’Aniene e travertino sormontato da una muratura in opera a sacco rivestita da blocchi di travertino.
Resti di un sepolcro in blocchi squadrati di pietra gabina disposti su due filari, fiancheggiava a sud la via Labicana antica poco oltre il II miglio.
Il monumento di Largo Talamo è un sepolcro del I secolo d.C. trovato nel 1935 in un cantiere per la costruzione di fognature all’angolo tra via dello Scalo S. Lorenzo e via dei Sardi, a circa 5 metri di profondità.
I ruderi del monumento sono celati tra due casali moderni, uno, prospiciente la via Appia, era già conosciuto dal Canina come “Osteria dell’Acquataccio”, l’altro nasconde l’antico ingresso al sepolcro.
L'edificio sorge oggi lungo la via Appia Nuova, all'angolo con via Bisignano, nel luogo dove in origine era il tracciato della strada per Castrimoenium, la quale si staccava dall'Appia antica all'altezza del Casale di S. Maria Nova, presso il V miglio.
L’edificio sepolcrale venne alla luce nel. 1971 all’interno del Giardino Zoologico, durante i lavori per la costruzione del "villaggio delle scimmie".
Nell'area a ridosso delle mura Aureliane compresa tra Porta Pinciana, Porta Salaria e Villa Borghese, gli scavi evidenziarono numerosi monumenti sepolcrali relativi ad una grande necropoli che si estendeva lungo il primo tratto della via Salaria Nova e della via Salaria Vetus