Acquedotti, Cisterne e Cloache
L’acquedotto fu costruito dall’Imperatore Alessandro Severo nel 226 d.C. per incrementare le terme da lui fatte realizzare nell’area del Campo Marzio e che prendevano avvio dalle sorgenti situate nei pressi di Pantano Borghese.
Gli acquedotti Claudio e Aniene Nuovo iniziati a costruire nel 38 d.c. dall’imperatore Caligola, furono terminati dal suo successore l’imperatore Claudio.
L’acquedotto proviene dalla zona di Porta Tiburtina e si dirige verso l’area di Piazza Vittorio e dei cosiddetti Trofei di Mario.
L'acquedotto Marcio era uno tra i più lunghi acquedotti romani (91,208 km); fu costruito dal pretore Quinto Marcio Re nel 144 a.C. Le sorgenti, si trovano nell'alta valle dell'Aniene, vicino Arsoli, e fin dall’antichità l'Aqua Marcia godette fama di acqua eccellente.
L’Acquedotto Neroniano (54-68 d.C.) rappresenta una delle strutture secondarie dell’Acquedotto Claudio, costruito dall’Imperatore Nerone per alimentare il ninfeo e il lago della sua grandiosa Domus Aurea.
L’imperatore Traiano costruì l’acquedotto omonimo nel 109 d.C., convogliando l’acqua da alcune sorgenti nei pressi di Vicarello sul lago di Bracciano.
L’Acquedotto Vergine (Aqua Virgo) è l’unico degli undici principali acquedotti di Roma antica rimasto ininterrottamente in funzione sino ai nostri giorni alimentando le monumentali fontane della città barocca, tra cui Fontana di Trevi.
In dei Monti di Pietralata, a ridosso del corso dell’Aniene e in corrispondenza del fosso della Marranella, corre uno dei pochi tratti di Acquedotto Vergine costruiti fuori terra. La potente infrastruttura è ancora funzionante e trasporta l’acqua fino alla fontana di Trevi.
Il monumento fu scoperto alla fine degli anni Trenta, nel corso degli sbancamenti per la realizzazione della via Imperiale, quando la demolizione di un casale rivelò l'esistenza di un complesso agricolo più antico.
L’acqua necessaria al funzionamento delle Terme di Traiano veniva immagazzinata nella gigantesca cisterna nota fin dal medioevo con il nome di Sette Sale, alimentata da un apposito ramo di acquedotto proveniente dall’Esquilino.
La struttura è situata sulla collina di Monte Mario, fiancheggiata dalla via Trionfale moderna. La strada replica il percorso della via Triumphalis, strada, nota sin dal II sec. d.C., che collegava il territorio di Roma a quello di Veio.
I ruderi esistenti in piazza Ronchi sono probabilmente pertinenti ad una cisterna costruita in opera laterizia, con uso di mattoni gialli e rossi e nucleo interno in scaglie di tufo.
Il più grande collettore fognario romano ancora funzionante, la “Cloaca Maxima”, fu progettato in età arcaica per canalizzare il torrente che scorreva nel Velabro, frequentemente inondato dalle acque del Tevere, e fu così possibile bonificare la valle dove si sviluppò il Foro Romano.
Il crollo di una parte del muraglione di sostegno del piazzale antistante la chiesa di S. Pietro in Montorio, avvenuto nell'ottobre del 1963, ha portato alla luce i resti di un'antica latrina romana.