Lapidi commemorative
La città “scritta” – La storia di Roma attraverso le sue iscrizioni
La tradizione di affidare alle parole incise sulla pietra la memoria di eventi, fatti, personaggi importanti della storia della città prosegue dalla fine dell’età antica nel medio evo.
Non a caso una delle epigrafi medioevali cittadine più antiche risale al 1157 e ricorda il restauro delle mura Aureliane nei pressi di porta Metronia ad opera delle magistrature del Comune da poco istituito.
Dalla fine del ‘400, e soprattutto nel corso dei secoli XVII e XVIII, le iscrizioni accompagnano soprattutto la storia urbana, ricordando l'apertura e sistemazione di nuove vie e piazze, restauri di monumenti importanti o delimitazione di spazi pubblici e privati, ma anche le numerose e dannose inondazioni del Tevere o, soprattutto nel XVIII secolo, le prescrizioni a difesa del decoro e della pulizia della città emanate dal Monsignore delle strade, magistrato della Camera Apostolica. Dal 1743, inoltre, a seguito della ridefinizione dei confini dei rioni storici effettuata da papa Benedetto XIV, apposite targhe indicano il limite stesso dei rioni.
Dopo la proclamazione dell’unità d’Italia le lapidi commemorative si moltiplicano soprattutto con lo scopo di celebrare i gloriosi personaggi del Risorgimento, uomini che hanno concorso alla formazione ed al governo della nuova nazione, ma anche uomini di cultura che con l’arte, la letteratura, la musica o la scienza hanno contribuito alla formazione di quel patrimonio culturale comune in cui riconoscersi universalmente e nel quale identificare le radici della nazione.
Gli eventi dolorosi della I Guerra mondiale portano alla apposizione di lapidi commemorative dei caduti quasi in ogni rione e quartiere della città, cui si aggiungono in seguito i caduti della II Guerra mondiale e quelli della lotta di Liberazione contro il nazi-fascismo tra i quali in particolare i caduti delle Fosse Ardeatine o gli eventi più significativi della Resistenza (ad esempio nei pressi di porta S. Paolo).
Oggi nel solo centro storico di Roma sono presenti circa 900 lapidi attraverso le quali sono fissati e ricordati eventi e personaggi di varie epoche.
Ancora oggi l’apposizione di nuove lapidi interpreta la necessità mai sopita di consegnare ai cittadini attuali e futuri la memoria di fatti e persone che possa tradursi in monito o insegnamento per l’avvenire. Le proposte di nuove installazioni vengono pertanto esaminate e vagliate presso il Comune di Roma dalla Commissione Storia ed Arte, presieduta dal Sovraintendente ai Beni Culturali.
La lapide apposta dal comune di Roma a segnalare il luogo di permanenza del compositore, mostra all’occhio attento un dettaglio curioso.
La lapide che lo ricorda fu apposta sul palazzo dove egli abitò dagli anni Settanta fino alla sua morte.
Urbanista, paesaggista e docente di architettura, Raffaele de Vico ha contribuito a definire l’attuale aspetto di molte aree verdi della città di Roma, sia pubbliche che parchi archeologici, con un suo preciso e sempre riconoscibile stile.