Villa Chigi

Villa Chigi

Villa Chigi, commissionata nella seconda metà del XVIII secolo dal cardinale Flavio Chigi, pregevole esempio di "casino di villeggiatura" settecentesco, si trova nel quartiere Salario. L’ingresso principale è ubicato in via di Villa Chigi, nei pressi di piazza Vescovio.

Il parco pubblico, è attualmente separato con una recinzione dall’antica palazzina e dal giardino all'italiana annesso, di proprietà privata.

Dove si trova: Municipio II , quartiere Trieste
Epoca: 1763 - 1776
Estensione: 5 ettari
Ingressi: via di Villa Chigi 24, via Valnerina, via Niccolò Piccinni

Il cardinale Chigi acquistò i terreni sul “Monte delle Gioie” tra il 1763-65 dando il via ai lavori di ristrutturazione di un casale rustico per adattarlo a residenza padronale, affidandoli prima a Tommaso Bianchi e poi a Pietro Camporese il Vecchio. I sei ingressi principali furono arricchiti da cornici e venne costruita la cappella. Tra l’ottobre 1765 e il febbraio 1769 fu anche completata la decorazione degli ambienti interni ad opera di Filippo Cataldi e Gioacchino Paver, con affreschi di vedute di Francesco Nubale e Giacomo Rubini, mentre la cappella, dedicata alla Vergine, fu opera di Antonio Bicchierai.

Gli interni della Villa erano arricchiti da mobili e intagli lignei eseguiti tra il 1763 e il 1771 da Nicola Carletti e Giovanni Ermans; da sedie e panchette intarsiate e dorate, coperte di seta azzurra a festoni di fiori; da pareti e mobilio coperti di seta di Lione.

Entro il 1776 fu realizzato anche il giardino della Villa. Nella parte occidentale fu impiantato un giardino all'italiana con aiuole e boschetti di lecci e decorato con arredi scultorei; nel versante orientale fu invece realizzata una promenade costituita da un lungo viale centrale. Il viale principale del parco era piantato di lecci e bordato da alte spalliere di alloro e mortella; a metà del percorso si apriva uno slargo circolare decorato da una fontana centrale e da un cabinet di verzura circolare con seditori e statue. La Villa rimase sostanzialmente inutilizzata per quasi tutto l'Ottocento. Nel secondo dopoguerra i Chigi vendettero tutta l'area agricola e il parco sottostante, attirati da mire speculazionistiche. Il frazionamento della proprietà e il disinteresse dei proprietari avviarono il complesso ad una veloce distruzione. Anche l’insieme degli arredi originari - dai mobili all’argenteria - conservatosi integro per quasi due secoli, fu venduto dai Chigi e disperso.

Alla fine degli anni ’70 il Comune di Roma avviò un’azione espropriativa intesa ad assicurarsi almeno l'area del parco. L’edificio di Villa Chigi e l’annesso giardino all’italiana rimasero di proprietà privata, separati dalla parte pubblica del parco da una recinzione. L’edificio della Villa è stato affidato dai proprietari in comodato alla comunità “Mondo X” per il recupero dei tossicodipendenti.

Nel 2003 l'Amministrazione comunale ha realizzato i lavori di restauro del parco, con la riproposizione del disegno settecentesco.

Bibliografia essenziale

R. Trincheri, Una villa settecentesca poco nota. Villa Chigi, in “Roma”, 1956, pp. 413-421
G. Incisa della Rocchetta, Villa Chigi, in “Capitolium”, XXXVI, 1961, pp.3-7; I. Belli Barsali, Le ville di Roma - Lazio I, Milano 1983, pp.328-339
A. Cremona, Villa Chigi fuori Porta Salaria, in A. Thiery (a cura), Roma Salaria. La città delle Ville, Roma 2001, pp.136-139
A. Cremona, Villa Chigi, in A. Campitelli (a cura di), Verdi Delizie. Le ville, i giardini, i parchi storici del Comune di Roma, Roma 2005, pp.117-119

Orario: 

dalle 7.00 al tramonto
 

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