Edifici
BUNKER
Il rifugio antiaereo, realizzato realisticamente intorno agli anni 1940-1942, quando il timore di incursioni aeree sulla Capitale iniziò a farsi più concreto, era adibito ad uso esclusivo della famiglia Reale. Con una scelta quantomeno singolare, il luogo dove edificare il bunker fu individuato in direzione nord rispetto alla Palazzina Reale, ad una distanza in linea d'aria di circa 350 metri. I progettisti poterono sfruttare il cambio di quota dovuto alla presenza di una collinetta, il cosiddetto Colle delle Cavalle Madri.
Il bunker fu dunque scavato all'interno del banco tufaceo della collina, forse sfruttando in parte degli ambienti di cava già esistenti. In questo modo l'accesso avveniva a livello, senza dover percorrere scale o rampe. La principale particolarità del bunker, grazie a questa caratteristica, era quella di poter accogliere al suo interno delle autovetture. La distanza dalla residenza obbligava infatti a raggiungerlo non certamente a piedi, operazione assai rischiosa durante un allarme aereo. Un breve spostamento in auto, dirigendo prima verso nord, lasciandosi alla destra le scuderie, e scendendo poi in direzione ovest per una stradina a tornanti, permetteva di arrivarvi in non più di 2-3 minuti.
La struttura, che si sviluppa totalmente in sotterraneo per più di 200 m2, ha una forma più o meno circolare. L’accesso al rifugio avveniva immettendosi in una corta galleria a doppia curva: ci si trovava quindi di fronte ad un massiccio portone a due battenti, l’ingresso carrabile al rifugio. Le due ante, ancora al loro posto, pesano circa 1.200 Kg l’una e furono realizzate colando del cemento all’interno della porta in ferro, spessa 20cm. Sulla sinistra una porta blindata dava accesso ad una prima stanza e poi, attraverso una porta antigas, ad una seconda stanza, il vero cuore del bunker: si tratta di una camera ad alta pressione sul modello tedesco, dotata di un efficace sistema di filtri per la depurazione e il ricambio dell’aria e di un sistema autonomo che permetteva, anche in assenza di energia elettrica o di malfunzionamento dei motori, di poter garantire il funzionamento dell’ impianto di aerazione e filtraggio grazie ad un sistema azionato da propulsione umana, tramite energia cinetica creata pedalando su una sorta di “bicicletta”. Questi impianti venivano identificati come “elettroventilatori a pedaliere”.
Completano il rifugio 2 bagni, un’anticamera e 2 ambienti di servizio.
In tutti gli ambienti stupiscono la cura con cui fu realizzato e gli evidenti richiami, sia nell’uso dei materiali che in alcuni particolari, all'architettura razionalista tipica dell’epoca.
Il bunker era dotato di una via di fuga secondaria: sono 40 i gradini della splendida scala a chiocciola in travertino che si devono salire per raggiungere un piccolo manufatto cilindrico in mattoni con copertura a forma di fungo, posizionato nella parte alta della collina. Al suo fianco si trova una struttura composta da lastroni in cemento; questo è un vero e proprio "scudo" a protezione degli ambienti sotterranei, perfettamente mimetizzato grazie alla folta vegetazione circostante composta da alti pini marittimi che, con le loro ampie chiome, contribuivano perfettamente allo scopo. Per un’ulteriore mimetizzazione, lo scudo era stato inoltre ricoperto con del pezzame di tufo, forse estratto proprio durante la realizzazione del rifugio. I lastroni erano sostenuti da esili muretti a mattoni, nei quali si aprono ampi archi; al momento dell’esplosione i muretti avrebbero ceduto ammortizzando l’impatto delle bombe e creando un effetto a cuscinetto.
La protezione dai gas era garantita da guarnizioni in gomma di cui erano dotate tutte le porte, compreso il grande portone carrabile. Su alcune porte le guarnizioni sono ancora miracolosamente al loro posto.
CHIESETTA DEL DIVINO AMORE
L'edificio risale ai primi decenni del XIX secolo e venne costruito durante la proprietà Pallavicini, ma la sua esistenza è testimoniata già alla metà del XVIII secolo. Nella sezione inferiore della facciata, ai lati di un semplice portale, compaiono due piccole finestre archivoltate, sormontate da due lapidi contenenti il medesimo testo epigrafico, risalente all'aprile 1817, relativo alla concessione di indulgenze da parte di Pio VII ai fedeli che visitassero le stazioni della via crucis, tra cui evidentemente era inclusa la chiesetta, semplicemente sporgendosi dalle grate in ferro delle aperture.
L'entrata più vicina alla chiesetta e su via Salaria 263.
FORTE DI MONTE ANTENNE
La vasta tenuta di Ponte Salario acquistata dai Savoia nel 1876, si estendeva dal Tevere fino all'Acquacetosa, comprendendo l'intera collina di Monte Antenne, là dove sorgeva in origine l'antica Antemnae. Durante i lavori di costruzione del Forte militare (1882-1891) furono rinvenuti resti della città, oltre a numeroso materiale ceramico andato disperso. La vastità dei ritrovamenti, tra cui consistenti tratti di mura in opera quadrata, testimonia l'estensione dell'insediamento originario ben oltre la zona oggi occupata dal forte. Il Forte venne realizzato tra il 1882 e il 1891, ultimo di una serie di quindici forti, costruiti tra il 1877 e il 1891, progettati all'indomani dell'unità d'Italia per difendere la nuova capitale da un eventuale attacco francese a sostegno dello Stato Pontificio, collocati in coincidenza delle strade consolari di accesso alla città.
PALAZZINA REALE
L'edificio, oggi sede dell'ambasciata della Repubblica Araba d'Egitto, fu costruito tra il 1873 e il 1874. Quest'ultima fase venne compiuta sotto la direzione dell'ing. Guglielmo Castelnuovo, e la supervisione dell'architetto dell'Ufficio Tecnico della Real Casa, Gennaro Petagna. La palazzina, a pianta quadrangolare, con al centro un cortile coperto a vetri, mostra due piani sul prospetto principale a sud e su parte delle facciate laterali, mentre appare rialzata in due torrette laterali nel prospetto settentrionale. Nell'area a sud-ovest del palazzo è la torre neogotica, costruita da Richter per ospitare e mascherare un serbatoio idrico, sul modello delle fabbriche esotiche dei giardini all'inglese.
Il palazzo reale fu ulteriormente abbellito, tra gli anni Trenta e Quaranta del XX secolo, con la creazione di un annesso giardino all'italiana, unito alla villa da un sistema di scalee digradanti e disegnato con parterres decorati da statue e fontane.
SCUDERIE REALI
I tre corpi di fabbrica oggi comunemente denominati Scuderie Savoia, posti in asse sul lato destro della strada che conduce alla collina delle Cavalle Madri, appaiono edifici per epoca e tipologia architettonica non omogenei. Soltanto il primo a sud-ovest, più prossimo alla palazzina Reale, mostra effettivamente i caratteri di una scuderia, con gli stalli al piano inferiore, separati da bei pilastrini in ghisa. L'edificio, probabilmente realizzato su progetto di Gennaro Petagna, contestualmente alla costruzione delle ben più monumentali scuderie del Quirinale, presenta sulla facciata a nord-est, un partito decorativo con teste equine e stemma Savoia realizzati in stucco.
Il secondo corpo di fabbrica appare qualitativamente meno evoluto del precedente e probabilmente realizzato in epoca successiva, seppure nell'ambito del medesimo intervento di sistemazione del parco commissionato da Vittorio Emanale II.
Il terzo, detto Casale dei Trenatori, probabilmente alloggio degli addetti alla manutenzione dei "treni" delle carrozze reali, era in realtà il "Casino nobile" esistente nella vigna Barigioni, acquisita dal principe Pallavicini.
I tre edifici sono oggi fatiscenti e in grave stato di abbandono.
TEMPIO DI FLORA
Tra gli arredi del parco spicca per qualità architettonica il coffee-house settecentesco presso il Casino Pallavicini. L’edificio, meglio conosciuto come Tempio di Flora, testimonia il gusto imperiale tra la fine del Settecento e l’inizio del nuovo secolo. La sua tipologia, con pronao e facciata neoclassici, nasconde sul retro un corpo absidato, che riprende il motivo del colonnato, affacciato su un sottostante invaso ad anfiteatro con al centro una fontana in ghisa tardo-ottocentesca, frutto di un rimaneggiamento in chiave romantica del luogo.
ALTRI EDIFICI
Tra i più antichi edifici di servizio all’interno del parco vi sono i casali denominati “Tribuna I” e Tribuna II”, posti lungo il muro di cinta a confine con la via Salaria, fienile adibito a centro ippico della società Cascianese, il casale detto “La Finanziera” sul colle omonimo ed infine il cosiddetto “casale delle Cavalle madri”, così denominato per la sua destinazione, in epoca Savoia, a ricovero per le cavalle in procinto di partorire, provenienti dalle scuderie del Quirinale.