Passeggiata del Pincio
La passeggiata del Pincio, situata tra piazza del Popolo, Villa Medici e il Muro Torto, con un collegamento diretto a Villa Borghese attraverso via delle Magnolie, venne concepita dall'amministrazione napoleonica, insediata a Roma dal 1810, per soddisfare molteplici esigenze di natura urbanistica e sociale.
Dove si trova: Municipio I , rione IV - Campo Marzio
Epoca: XIX secolo
Estensione: 8 ettari
Ingressi: via Gabriele d'Annunzio, viale di Villa Medici, viale delle Magnolie
Da un lato la sistemazione della stessa piazza del Popolo come ingresso principale a Roma da Nord, dall'altro l'esigenza di dotare la "seconda città dell'impero" di uno spazio urbano finalizzato alla ricreazione e alla salute del popolo.
Portata a compimento tra il 1811 e il 1823, la Passeggiata è stata, fino alla metà del Novecento, il vero e proprio parco cittadino, la promenade urbana, il giardino del popolo romano che ha potuto gustarvi innumerevoli eventi e spettacoli, dalle girandole pirotecniche e dai concerti della banda del maestro Alessandro Vessella, a cavallo tra Ottocento e Novecento, fino agli appuntamenti musicali odierni. Ancora oggi è meta di passeggiate e il piazzale Napoleone, che si affaccia su Piazza del Popolo, è luogo prediletto dai romani e dai turisti.
In questa zona avevano i loro horti alcune importanti famiglie dell'antica Roma: gli Acili prima e poi gli Anici e i Pincii, che dettero il nome all'intero colle. Particolarmente famosi, in questo contesto, furono gli horti di Lucullo.
Nella seconda metà del XV secolo, l'acquisizione dell'area da parte degli agostiniani di Santa Maria del Popolo diede nuovo impulso alla zona. Agli inizi del XVII secolo essi costruirono un grande casale, sopra i resti di una cisterna romana, per l'uso della vigna che vi avevano impiantato.
Per arrivare al progetto della Passeggiata del Pincio bisogna però risalire al 1810 quando l'amministrazione napoleonica decise di creare una passeggiata pubblica e Giuseppe Valadier presentò un progetto in cui la piazza del Popolo e il colle pinciano erano strettamente collegati. Ma il governo centrale non approvò le idee concepite a Roma, preferendo inviare sul posto l'architetto Louis Martin Berthault, il quale reimpostò il progetto suggerendo, tra l'altro, la forma ellittica della piazza. Dopo il 1814, tramontata l'epoca napoleonica, il completamento del progetto e la realizzazione dell'opera furono affidati di nuovo a Valadier, che li portò avanti durante la Restaurazione, fino al 1834.
Con la creazione del Comune moderno, nel 1848, la Passeggiata fu ceduta in proprietà al Municipio. L'anno successivo gli eventi bellici scatenati dalla Repubblica Romana, durante la quale il Pincio venne fortificato e militarizzato, produssero ingenti devastazioni. Conclusa la parentesi mazziniana, si ripararono i danni, furono collocati i primi 50 busti di uomini illustri, commissionati dal governo repubblicano, e l'architetto Poletti progettò diversi elementi di arredo. Dal 1853 la cura dei giardini fu affidata al servizio pubblico municipale, il cui direttore, Luigi Vescovali, si avvalse dell'esperienza del giardiniere e vivaista savoiardo Francesco Vachez, che, tra il 1861 e il 1866, mise mano a una radicale trasformazione della Passeggiata, disegnando un nuovo assetto dei viali e del giardino in stile "inglese", eliminando l'ippodromo disegnato da Berthault sul lato verso Villa Borghese e introducendo nuovi vialetti curvilinei tra aiuole irregolari.
Dopo l'unificazione di Roma al nuovo Stato Italiano e l'insediamento della nuova Amministrazione unitaria, il Municipio affidò la cura della Passeggiata all'Ufficio V Edilità, diretto da Alessandro Viviani, che riuniva sotto di sé anche il Servizio Giardini: l'architetto responsabile era Gioacchino Ersoch, che tra il 1873 e il 1880 eseguirà numerosi interventi di arredo e manutenzione, tra cui la scultura dell'idrocronometro e il serbatoio idrico in stile "svizzero".
Dalla fine dell'Ottocento il volto della Passeggiata non muterà sostanzialmente, salvo l'inserimento di nuove opere d'arredo, soprattutto monumenti, che ne accentueranno il carattere celebrativo, trasformandola di fatto in un "pantheon" a cielo aperto della memoria italiana. Gli ultimi interventi saranno la costruzione del cavalcavia sul viale delle mura per il collegamento con Villa Borghese, divenuta parco pubblico; nel 1925-26 il piccolo edificio per l'ascensore di risalita dal viale del Muro Torto, su disegno dell'architetto Galli; nel 1936, infine, la realizzazione della fontana-mostra della nuova Acqua Vergine nel loggiato dell'ultima prospettiva su piazza del Popolo, a opera di un altro architetto municipale, Raffaele de Vico, che riprendeva un'idea originale di Valadier del 1815.
Sul versante degli arredi monumentali, negli ultimi decenni del secolo XIX furono innalzati ancora monumenti e fontane decorative: nel 1883 fu collocato nel belvedere semicircolare sul vialone di Villa Medici il monumento ai fratelli Cairoli di Ercole Rosa e nel 1887, all'inizio dello stesso viale, la colonna celebrativa della prigionia di Galileo nella Villa Medici, inflittagli dall'Inquisizione; nel 1911, in occasione del cinquantenario della proclamazione di Roma Capitale, veniva eretto in un giardinetto della terza rampa il monumento ai Liberi Comuni d'Italia e alla battaglia di Legnano, eseguito dallo scultore Botti; nel 1913 fu collocata al centro di una fontana a scogliera nel giardino sulla destra della Casina Valadier L'Anfora di Amleto Cataldi, scolpita nel 1912.
Infine, nel 1922, si innalzò il monumento a Enrico Toti, opera di Arturo Dazzi.
Dopo le grandi commissioni del 1849 e del 1871, nuove esecuzioni e collocamenti di erme di uomini illustri, affidate a scultori più o meno noti, si susseguirono senza sosta fino alla Seconda Guerra mondiale, fino a raggiungere il numero di 229.Tutte queste opere campeggiano oggi all'interno della Passeggiata, assieme all'obelisco, alle fontane, ai già ricordati arredi "classici" (tre statue muliebri sedute e l'Esculapio) sistemati da Valadier, e ai "monumentini" dedicati alle effigi di Valadier (busto di Luigi Majoli, 1873) e del padre Angelo Secchi (busto di Giuseppe Prinzi, 1879), importante astronomo della Specola vaticana, la cui erma è posata su un basamento con un foro al centro che segna il passaggio in quel punto del meridiano terrestre.
Tra il 1815 e il 1816 Valadier s'impegnò a progettare la trasformazione di ciò che era rimasto del casale appartenuto ai frati Agostiniani di Santa Maria del Popolo, costruito sopra un'antica cisterna romana, in un caffeaus. I lavori, iniziati nel 1816, si protrassero fino al 1834, con il completamento del portico colonnato d'ingresso e delle decorazioni pittoriche. Tuttavia, proprio in quell'anno, quando l'edificio poteva dirsi finito, il concessionario dell'attività restituì gli ambienti all'Amministrazione chiudendo il caffè. Da quel momento, fino al 1873, l'edificio fu utilizzato esclusivamente per la gestione della Passeggiata pubblica. Dopo un periodo di problematiche conduzioni, in cui erano state operate modifiche agli ambienti interni ed erano state rinnovate le pitture, il 27 agosto 1922, con grande risalto cittadino, la Casina riaprì come ristorante. Il successo riscontrato indusse i nuovi gestori a progettare l'ampliamento del lato occidentale, con un grande terrazzo in sostituzione della vecchia scala esterna d'accesso con funzioni di belvedere. Il periodo "dorato" della Casina Valadier terminò con la Seconda Guerra mondiale: dopo la liberazione di Roma nel 1943 la Casina fu requisita dalle truppe alleate. Da quel momento, per quasi vent'anni, il restaurant decadde, e solo nel 1964, con gli interventi promossi dai nuovi gestori, riprese a funzionare. Negli ultimi anni, dopo diversi passaggi di conduzione, la Casina ha subito una progressiva decadenza fino a un ulteriore abbandono agli inizi degli anni '90. Nel 2004 è stata riaperta dopo un attento intervento di restauro e riqualificazione, condotto sotto il controllo della Sovrintendenza Comunale, che ha tentato di restituire all'edificio, per quanto ancora possibile, il suo aspetto originario integrando i diversi partiti decorativi e architettonici accumulatisi nei 170 anni di storia dell'edificio. Dal 2004 la Casina Valadier ospita un bar ristorante.
Bibliografia essenziale
G. Matthiae, Piazza del Popolo, Roma 1946
P. Hoffmann, Il Monte Pincio e la Casina Valadier, Roma 1967
A. La Padula, Roma e la regione nell'epoca napoleonica, Roma s.d. [1969]
A. Cremona, R. Piccininni, Il Pincio e l'origine delle Passeggiate Pubbliche a Roma, Roma 1994
A. Cremona, S. Gnisci, A. Ponente (a cura di), Il giardino della memoria. I busti dei grandi Italiani al Pincio, Roma 1999
A.Campitelli, A.Cremona (a cura di), La Casina Valadier. L'edificio e il suo sito, Milano 2004
A.Cremona, Passeggiata del Pincio, in A. Campitelli (a cura di), Verdi Delizie. Le ville, i giardini, i parchi storici del Comune di Roma, pp.48-55
sempre aperto
Punti di ristoro
Casina Valadier, Casina dell’Orologio
W.C.
viale Gabriele D’Annunzio
Giostre
piazzale Napoleone
Noleggio biciclette
via di Villa Medici, via dell’Orologio
Teatrino dei burattini S. Carlino
via dell’Orologio