Statua detta di Madama Lucrezia

Statua detta di Madama Lucrezia (post restauro)

Il busto marmoreo della cosiddetta Madama Lucrezia, forse ritratto di Faustina e proveniente dal Tempio di Iside, era esposto al pubblico fin dal XV secolo presso il Palazzo di San Marco, a sinistra dell’ingresso dell’omonima Basilica.

In questa sede, intorno alla metà del XVI secolo, lo vide anche Ulisse Aldrovandi e lo ritrasse Marten van Heemskerck, sopra un piedistallo con le insegne di Lorenzo Cybo de Mari che ne curò la sistemazione (XVI secolo).

L’attuale collocazione si deve ai lavori di spostamento per la costruzione del monumento a Vittorio Emanuele (anni Dieci del XX secolo).

La denominazione di Madama Lucrezia dovrebbe provenire, per quanto riguarda una delle tradizioni più popolarmente conosciute, da Lucrezia d’Alagno, conosciuta come la favorita di Alfonso V d’Aragona, Re di Napoli, la quale si sarebbe trasferita a Roma dopo la morte dell’amante.

La statua divenne ben presto la protagonista di alcune manifestazioni popolari romane. Ad esempio, il giorno del primo maggio, in occasione del ballo dei guitti, essa veniva ornata con collane di aglio, peperoncini, cipolle e nastri. Come le altre statue parlanti, fu spesso la voce delle pasquinate, pungenti satire contro il governo o personaggi pubblici. Durante la Repubblica Romana del 1799 la statua cadde dal suo piedistallo e il popolo romano, con allusione al governo vigente, scrisse sul dorso non ne posso veder più!. In tale caduta la statua si ruppe in otto pezzi e fu restaurata da Annibale Malatesta nel 1806 per il prezzo di 15 scudi.

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