L'Equus Traiani
L’esaltazione della figura e del nome di Traiano fu affidata anche alla statua equestre dell’imperatore (Equus Traiani, letteralmente “Cavallo di Traiano”), posta nella piazza del Foro su un basamento di 3,76×7,54 metri, resti del quale sono stati ritrovati durante gli scavi del 1998-2000. La statua è invece andata perduta, ma il suo aspetto è noto grazie all’immagine riprodotta su alcune monete: Traiano era raffigurato come condottiero, con la lancia a punta in giù (segno di pacificazione) nella mano destra e una statua di Vittoria alata nella sinistra. È stato calcolato che la statua fosse alta, basamento compreso, tra i 10 e i 12 metri. La bellezza di quest’opera e lo stupore che ispirava in chi la guardava sono attestate da diversi autori antichi.
La testimonianza di Ammiano Marcellino
Tra questi lo storico Ammiano arcellino (330-400 d.C. circa), che così ci racconta la reazione dell’imperatore Costanzo II (337-361 d.C.), nel 357 d.C. in visita a Roma: “Quando giunse al foro di Traiano, costruzione unica al mondo, come crediamo, (…) si fermò attonito, ammirando tutto intorno le costruzioni imponenti, difficili da descrivere e non più imitabili dai mortali. E così, messa da parte ogni speranza di poter costruire qualcosa di simile, diceva di volere e potere imitare solo il Cavallo di Traiano”. Ammiano ci racconta anche la reazione del principe persiano Ormisda, che accompagnava l’imperatore e che così commentò le sue parole: “Ma prima di realizzare un simile cavallo, mio imperatore, ordina di costruirgli una stalla uguale a questa”.
Apollodoro di Damasco
Creatore di questo straordinario complesso monumentale fu Apollodoro di Damasco, il celebre architetto che aveva accompagnato Traiano nella guerra contro i Daci, durante la quale progettò il ponte fortificato sul Danubio presso Drobeta, raffigurato poi sulla Colonna Traiana. Al suo nome sono legati altri complessi architettonici voluti dall’imperatore, come le Terme di Traiano sul Colle Oppio a Roma e il Porto di Traiano alla foce del Tevere. Morto Traiano, Apollodoro sarebbe caduto in disgrazia presso il suo successore Adriano, che si dilettava di architettura e che, secondo la leggenda, lo avrebbe fatto giustiziare perché piccato per i giudizi negativi che l’architetto aveva espresso sul progetto del Tempio di Venere e Roma, ideato dall’imperatore in persona.