Le mura Gianicolensi
Realizzate per volere di papa Urbano VIII Barberini (1623-1644) in occasione della cosiddetta «Guerra di Castro», scoppiata tra le due potenti famiglie dei Barberini e dei Farnese, le Mura Gianicolensi, così denominate dal colle che racchiudono, sostituirono e ampliarono il tratto transtiberino delle mura Aureliane. Lungo questo tracciato si aprivano tre porte: porta Settimiana, porta Aurelia, che da tempo aveva preso il nome di Porta S. Pancrazio e porta Portuense. Con la costruzione delle mura Gianicolensi la porta S. Pancrazio fu ricostruita in posizione più avanzata, mentre la porta Portuense fu demolita e sostituita dalla Porta Portese. I lavori, iniziati nel 1641 furono portati a termine nel 1643 e costituirono l’ultimo imponente intervento che interessò le mura urbane.
Porta Portuensis - Porta Portese
Nella cinta aureliana si apriva la Porta Portuensis, in corrispondenza con l'asse viario che collegava Roma al suo porto. Nel 1643 essa venne demolita insieme al tratto di mura contiguo. I materiali recuperati furono riutilizzati per la costruzione della nuova porta trasteverina chiamata Portese, aperta lungo il nuovo tracciato murario, arretrato di circa 500 metri rispetto alla fortificazione di Aureliano. I lavori iniziati da Urbano VIII furono completati sotto il pontificato del suo successore Innocenzo X Pamphilj. La Porta, verso il lato esterno della città, si presenta con un grande fornice centrale, affiancato da quattro colonne doriche e da nicchie. Sopra l’arco centrale campeggia lo stemma della famiglia Pamphilj. Il prospetto verso il lato interno, privo di decorazioni architettoniche, risponde all’esigenza di un ingresso commerciale per il vicino porto di Ripa Grande.