Il muro perimetrale del Foro e le “Colonnacce”
La strada passava tra il Tempio (che fu demolito all’inizio del XVII secolo) e l’unico tratto superstite dell’antico muro perimetrale del Foro, costruito in blocchi di tufo. Ad esso si addossano, ancora intatte dopo più di diciannove secoli, due delle oltre cinquanta colonne aggettanti che decoravano i lati lunghi della piazza: le cosiddette “Colonnacce”, così chiamate per il loro stato di rudere. La trabeazione sovrapposta alle Colonnacce reca un fregio scolpito, che in origine si sviluppava per alcune centinaia di metri lungo l’intero perimetro del Foro. Ne restano oggi circa 25 metri, nei quali si distinguono sessantuno figure divise in otto scene, raffiguranti episodi mitologici incentrati sulla dea Minerva.
La storia di Aracne e la personificazione di un popolo sottomesso: i Pirusti?
In particolare, si riconosce in uno di questi la storia di Aracne, raccontata da Ovidio nelle Metamorfosi: la fanciulla aveva osato sfidare e vincere Minerva nell’arte della tessitura ed era stata per questo punita dalla dea con la trasformazione in ragno (aracne in greco antico). Al di sopra del fregio si conserva ancora un rilievo che mostra una figura femminile con elmo e scudo: interpretata da sempre come un’immagine di Minerva, essa è stata invece recentemente identificata con la personificazione dei Pirusti, antica popolazione della Penisola Balcanica assoggettata dai Romani. La scoperta di frammenti di almeno altre due figure simili (una è esposta nel Museo dei Fori Imperiali) ha fatto ipotizzare che l’attico del Foro fosse decorato con personificazioni dei popoli che componevano l’Impero Romano.